COMUNICATO ARCI GENOVA CONTRO LO SGOMBERO DEL LSOA BURIDDA

Lo sgombero del Buridda, avvenuto mercoledì, pone alcune domande  a cui la Giunta Comunale credo sarebbe bene rispondesse,  e su cui sarebbe auspicabile aprire una riflessione in città.

La prima domanda è anche la più ovvia: cosa ha intenzione di fare ora la Giunta? Ritiene utile e/o necessario trovare un altra collocazione per il Buridda ? Dove? A quali condizioni?

A questa domanda,  forse banale, ne seguono altre, direttamente conseguenti alla decisione di chiudere un luogo di aggregazione e di produzione culturale dei e per i giovani.

 

Quali politiche in favore dei giovani intende mettere in campo la civica amministrazione?
Il Buridda era infatti un luogo di aggregazione e socializzazione per i giovani. A Genova, luoghi come questi, sono pochissimi. A mia memoria, nessuno di questi luoghi è pubblico: solo alcuni centri sociali ed alcuni circoli (di solito piuttosto tartassati).
Ecco quindi che ci troviamo a chiedere con forza: come intende, la città, affrontare la questione dei giovani? Come si intende favorire l’aggregazione giovanile attraverso l’iniziativa pubblica? Esiste un progetto, un’idea, per stimolare e facilitare l’iniziativa spontanea dei giovani?

Quali politiche tese a favorire la produzione culturale di base intende mettere in campo il comune?
Il Buridda era innanzitutto laboratorio di produzione culturale di base: in questi anni, il Comune – pur nelle ristrettezze finanziarie – ha cercato di mantenere un livello di offerta culturale dignitosa, tramite iniziative spesso lodevoli (Fondazione Cultura, Teatri, Festival…)
La produzione culturale di base e giovanile, tuttavia, non ha invece spazi.
Se non si facilitano le occasioni, per i giovani e per gli artisti, di provare il palco, di misurarsi col pubblico, di confrontarsi con altri artisti, di sperimentare spontaneamente,  fra qualche anno non ci sarà più una cultura viva in questa città malgrado gli sforzi di soggetti collettivi che, con grande fatica, cercano di fare qualcosa.

La cultura non si nutre solo di rappresentazione ma si nutre innanzitutto di creatività e produzione.
E non serve solamente come richiamo turistico

L’ex Facoltà di economia, che per anni ha ospitato il Buridda, è uno spazio pregiato in una delle zone residenziali della città; il vicesindaco Bernini, a cui va riconosciuta l’onesta intellettuale, ha detto quello spazio serve libero, così da poterlo vendere e alleggerire così il peso dei debiti sul Comune.
La domanda sul futuro di quello spazio non è affatto peregrina e pone altre domande ancora, se possibile più ampie:
Verranno realizzate residenze?
Verranno vendute a privati?
C’è bisogno a Genova -che ha 25,000 case sfitte- di nuove abitazioni?
C’è bisogno di continuare a sottrarre spazi a cultura e servizi per fare appartamenti?

Tutte queste domande meriterebbero, credo, una risposta ed una riflessione.

 

Stefano Kovac
Presidente Arci Genova

 

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