Sono passati 134 anni dacchè il fonografo pop privò il mondo dell’estemporaneità dell’esecuzione live ribelle sotto forma di concerto, e la barbarie commercialcapitalistaborghesepop si arrogò l’infame diritto di violare la sacralità dell’esperienza sociale empatica dell’ascolto della musica, tutta, resa schiava dalle catene dei solchi nel vinile.
Anche allora la musica, da sempre nell’arena della lotta, fu aggredita con irrisione, menzogne, odio, e persecuzione dalle insulse melodie, ritmi e versi delle classi possidenti pop, che giustamente sentivano in essa il proprio nemico mortale.
Nel corso di questi 134 anni il pop si imponeva violentemente nella cultura popolare riducendola a becera merce di mero consumo, il popolo subì quasi ignaro, inerme e incosciente la dittatura commerciale pop che ogni forma sonora asserviva ai suoi infimi scopi tirannici.
La canaglia pop partoriva la sua mostruosa prole fatta di hitparade, discodancing, bimbomix e topten che anno dopo anno monopolizzavano ogni nota, ogni suono, ovunque nel mondo ormai coperto di fumanti macerie sociali e culturali.
E dietro di lei giacevano i suoi produttori, discografici, autori e per giunta critici musicali, e altri ruffiani musici della borghesia pop.
Oggigiorno quest’ impoverimento, non più solamente di genere socialmusicale, ma anche fisiologico e biologico, ci si pone di fronte in tutta la sua spaventosa realtà.
Opprimono e coartano ancora le nuove generazioni piccole e deboli che sono in ritardo nel proprio sviluppo storico; dal truzzo e all’emo che non sono ancora capaci di vedere al di là di Lady Gaga, al piccolo gruppo punk che viene rovinato dai capitalisti pop che operano su vasta scala e che adulterano la musica underground, e al piccolo rapper americano derubato e truffato da MTV e dai membri del Congresso.
Tuttavia la contraddizione pop con cui ci hanno marchiato fin dalla nascita rappresenta in atto la possibilità del cambiamento.
Diventa così strumento di coscienza delle miserie sociali e musicali e quindi di lotta per la liberazione dell’individuo dalla barbarie pop corn.
La coscienza si sta risvegliando nell’intero pianeta, e i ribellissimi in ogni dove esorcizzano ormai da tempo la tiranniade culturale sonora con sarcastici baccanali, dionisiaci party e ironici festini, ritrovando quell’ energia collettiva rituale che è il TRASH.
Il trash non si ascolta nella propria dimora in solitudine e riflessione. Il trash è esperienza collettiva e collettivizzante che va vissuta in compagnia o sei un ladro o una spia pop.
Sempre più umani ribelli stanno ritorcendo contro la borghesia le sue stesse note come arma sguainata e affilata pronta a trafiggere il corpo ormai esausto della produzione musicale commerciale. Non è infatti un caso che viviamo l’epoca del remake, e il sistema sembra non essere più in grado di far risorgere Michael Jackson, il Re è morto, evviva il Re.
Noi facciamo appello ai selecters, ai djs, ai ballerini ballerecci, ai divertentisti incalliti, ai musicanti ribelli, al variopinto mondo degli scaricatori di mp3, di tutti i paesi perché si uniscano sotto la bandiera dell’INTERNAZIONALE TRASH RIBELLE sotto cui sono già state ottenute le prime grandi vittorie.
Trash ribelli di tutti i paesi! Nella battaglia contro la ferocia pop, contro la monarchia dei diritti d’autore, contro il divertimento massificato a pagamento imposto dalle classi privilegiate, contro lo star system borghese e la proprietà intellettuale capitalista, contro tutti i generi e le forme di oppressione musicale e del suo sporco business: Unitevi!
Sotto la bandiera dei pirati accompagnate le note con un ballo, un fischio, una voce, una scoreggia o un liberatorio rutto, per riconquistare il maltolto e seppellire le loro morenti spoglie con una sonora risata.
Sotto la bandiera della lotta rivoluzionaria per l’ironia sonica,
Sotto la bandiera dell’INTERNAZIONALE TRASH RIBELLE – UNITEVI!